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Farmindustria: “I dazi al 10% sarebbero una sconfitta da 2,5 miliardi”

Farmindustria: “I dazi al 10% sarebbero una sconfitta da 2,5 miliardi”

ROMA – “Il nostro obiettivo arrivare allo 0 a 0 oppure a un'esclusione della farmaceutica dai dazi, proprio per il valore che rappresentano farmaci e vaccini in termini di possibilità di cura". Parola di Marcello Cattani, presidente di Farmindustria, l’associazione di Confindustria che raccoglie le imprese del settore farmaceutico. E se alla fine la trattativa tra Ue e Usa si chiudesse con un dazio al 10%? Cattani non ha dubbi: “I dazi al 10% sarebbe una sconfitta dall'impatto di circa 2,5 miliardi di euro". Se dovesse scommettere come finirà il negoziato, punterebbe su tariffa 0 o su tariffa 10%? “Punto sul buon senso, da parte di tutti. E su un eventuale rinvio non si dovesse trovare un accordo”.

Considerazioni che arrivano alla fine dell’assemblea della sigla, oggi a Roma. "I farmaci e vaccini dovrebbero andare là dove ce n'è bisogno. Le interconnessioni tra Europa Italia e Stati Uniti nella produzione lavorazione del ciclo di vita dei farmaci e vaccini - sottolinea Cattani - sono multiple, quindi è complesso applicare un sistema di dazi che avrebbe solo ripercussioni negative per tutti noi".

Se si chiudesse con dazi al 10%, per Cattani, "sarebbe una sconfitta dall'impatto facilmente stimabile, pari a 2 miliardi e mezzo circa di euro. Cosa che stiamo cercando di evitare aprendoci a nuovi mercati grazie al piano Export 25/30 che ha proprio questo obiettivo, quindi rafforzare la nostra posizione competitiva da penetrazione di mercati alternativi, per compensare eventualmente questi due miliardi e mezzo di perdita". Quindi l'appello: "serve una visione chiara e unita di tutti per agire".

"Abbiamo una grande fiducia nell'azione del governo e della Commissione Europea per evitare i dazi. Sarebbero un danno ai cittadini americani in primis, con potenziali carenze di farmaci e vaccini e porterebbero un aumento dei costi per gli stessi cittadini americani". E poi c’è un aspetto: “Si rafforzerebbe la posizione competitiva su ricerca e innovazione della Cina e quindi uno spostamento di investimenti in quel distretto. E crediamo che non sia la volontà degli Stati Uniti".

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